mercoledì 7 maggio 2008

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A destra c'è una gran voglia di manganelli mentre si rivede Casarini.


Leggo sull'Unità:

Si mangiano le mani, a destra. Solo per una questione di pochi giorni non toccherà a loro gestire l’ordine pubblico a Torino, durante questa contestatissima edizione della Fiera del Libro. Il neo presidente della Camera Gianfranco Fini, lunedì, ha dettato la linea: tra le bandiere israeliane bruciate a Torino e il pestaggio naziskin che ha ucciso Nicola Tommasoli, «l'episodio di Torino è molto più grave perché non è la prima volta che frange della sinistra radicale danno vita ad azioni contro Israele che cercano di giustificare con una politica antisionista». E anche alcune dichiarazioni rilasciate da uno stuolo di senatori del Pdl lascia intendere che a destra la strategia preferita sarebbe quella di un’altra Genova.
Credo che ci sia infatti una gran voglia da parte della destra di scatenare nuovamente la polizia contro coloro che considerano i nemici della Patria. Attenzione però la Patria per loro non è l'Italia ma è l'Occidente inteso come un impero governato dal Bush di turno. Sono entrati in depressione perché sia pure per pochi giorni non toccherà a loro gestire l'evento della Fiera del Libro di Torino. Fermo restando che tutte le persone intelligenti si riconoscono nelle parole di Napolitano: "Antisemitismo non è criticare Israele ma metterne in dubbio l'esistenza" penso che nei prossimi mesi non mancheranno altre occasioni per ritirare fuori i manganelli!
Nell'estrema sinistra si rivede e si risente Casarini. Leggo su www.carta.org:
«Goodbye, mr. Socialism!» con queste parole Luca Casarini ha dato il benvenuto ai tanti, almeno cinquecento persone, che hanno riempito ieri il capannone del centro sociale Rivolta di Marghera, per l’assemblea pubblica indetta dal Global meeting network, che raccoglie numerosi centri sociali e collettivi di tutt’Italia.
«Se qualcuno è venuto qui perché pensa di ricostruire la sinistra, ha sbagliato posto–ha esordito Casarini introducendo i lavori–Siamo qui per capire come riposizionare l’azione dei movimenti in un contesto nuovo, di fronte alle trasformazioni epocali che ci troviamo davanti». La sparizione dal parlamento della sinistra, è solo una conseguenza di eventi molto più grandi, come la crisi della globalizzazione neoliberista, nella versione «soft» clintoniana con cui aveva esordito all’inizio deglia anni novanta, e in quella «hard» dei neocon e della guerra infinita di George W. Bush. Una delle parole più ricorrenti è proprio questa, «crisi».
La sinistra è in crisi e l'estrema sinistra lo è ancora di più. Questo malessere può sfociare in azioni simili a quella di Torino ed è proprio che il nuovo governo di destra vuole. Temo tempi duri.

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