Questa intervista a Casini è stata pubblicata dall'Espresso a cura del giornalista Damilano, è sintomatica per capire in quale clima si sia vissuti in questi anni
-Nel 2006 c'era Nanni Moretti a capeggiare il fronte anti-berlusconiano con il 'Caimano'. Oggi al suo posto c'è il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. Provinciale, populista, Putin all'italiana: tutti i giorni dà un calcio al Cavaliere, di cui pure è stato alleato a lungo. "La mia campagna è bilanciata: contro Veltroni e contro Berlusconi", spiega l'ex presidente della Camera: "Non ho alcuna ossessione verso Berlusconi: è un amico, lo considero ancora tale. Ma da anni c'era tra noi un dissenso profondo, la pretesa di inglobarci nel suo partito-proprietà ha fatto traboccare il vaso". Quattordici anni di vita in comune raccontati da Casini: litigi, riappacificazioni, la rottura. "A volte riuscivamo a parlare perfino di politica".
Come in una storia d'amore: il suo primo incontro con Silvio?
"L'avevo già conosciuto, ma ricordo una riunione nella sua casa romana, in via dell'Anima, dietro piazza Navona. Era il 1992, durante l'ultima campagna elettorale della Dc io, Enzo Carra e Luciano Radi andammo a incontrare lui, Gianni Letta e Fedele Confalonieri. Volevamo farci sentire perché le sue televisioni aiutavano solo i socialisti e non la Democrazia cristiana. Io, in particolare, protestai con una certa veemenza. Su questo punto avevo litigato anche con Arnaldo Forlani, segretario della Dc: lo accusavo di essere troppo morbido nel rivendicare spazi sulle tv di Berlusconi quando c'era lo strapotere di Craxi".
Negli anni Ottanta eravate un partito trasversale: il centro della Dc, il Psi di Craxi e Berlusconi. Se lo aspettava un suo ingresso in politica?
"Ci chiamavano il Caf: le iniziali di Craxi, Andreotti e Forlani. Quando i partiti furono travolti dalle inchieste giudiziarie Berlusconi ha avuto la grande capacità politica di colmare il vuoto. Una capacità che gli riconosco ancora oggi".
Voi orfani della Dc eravate messi male: lei si aggirava con un cappello a visiera e Mastella al fianco. Berlusconi ripete: li ho salvati dall'estinzione e mi ripagano così. Ingrati.
"Questa è la prima bugia. Berlusconi ha salvato me come noi abbiamo salvato lui. È stato un mutuo soccorso".
Beh, lui aveva i voti, voi no.
"Berlusconi aveva bisogno di dimostrare che c'era una continuità con una parte della Dc moderata, noi avevamo bisogno di un accordo per sopravvivere. Siamo nati sulla base di un reciproco aiuto, la lista alle elezioni del '94 si chiamava Forza Italia- Ccd. Con noi si candidò anche Giuseppe Pisanu: provò a convincerci che Forza Italia era una scatola vuota e che per noi dc sarebbe stato semplice entrare e guidarla".
Perché rifiutò di farlo?
"Perché Forza Italia era un partito personale, il partito di Berlusconi. Allora sicuramente, oggi molto di più".
Bella scoperta. Intanto lei ci ha convissuto per 14 anni e si è perfino speso per introdurlo nel Partito popolare europeo. Pentito?
"Quando mi mossi per far entrare Berlusconi nel Ppe ci fu una riunione in cui Forza Italia si impegnò a svolgere congressi democratici. Da allora, c'è mai stato un congresso nazionale di Forza Italia? In 14 anni non ne ho visto uno! In questi anni i suoi difetti si sono ingigantiti invece di diminuire".
Frase da coniuge deluso. Berlusconi le ha mai fatto capire che lei poteva diventare il suo erede, il delfino, come fa con Fini?
"Non ho mai creduto né ai delfini né all'eredità. Sono cose che per Berlusconi non esistono".
Le mancano le cene di palazzo Grazioli, i gelati del cuoco Michele?
"La frequentazione con Berlusconi si è interrotta quando sono diventato presidente della Camera. Mi invitò ad andare da lui e gli risposi che, da quel momento in poi, sarebbe stato lui a venire da me, per galateo istituzionale. Prima ci vedevamo ogni settimana: erano momenti gradevoli, la persona è simpatica. A volte, pensi, riuscivamo a parlare perfino di politica".
E il primo scontro?
"Subito, nel 1994. Lui, Giuliano Ferrara e Cesare Previti spingevano per portare Carlo Scognamiglio alla presidenza del Senato. Io e Gianni Letta volevamo confermare Giovanni Spadolini, dicevamo che era uno sbaglio enorme".
Vinse Berlusconi. Quando si è rotto il rapporto di fiducia tra voi?
"Con la presidenza della Camera. Cercavo di essere il garante di tutti e non il braccio armato della maggioranza. Forse era un'interpretazione delle istituzioni che non gli piaceva. Se tornassi indietro rifarei quello che ho fatto. Ho collaborato con un galantuomo come Carlo Azeglio Ciampi, ho servito il Paese con totale rigore".
Il Cavaliere le ha mai fatto proposte irricevibili?
"Se ti fanno proposte scorrette vuol dire che sei il tipo che se le fa fare. A me non le ha mai avanzate".
Oggi Berlusconi dice di lei tutto il male possibile: con lui non parlo, mi basta il suocero, lo schiaccio, lo distruggo...
"Sono le cose che ha detto in tutti questi anni e poi ha regolarmente smentito. Poiché l'ho conosciuto bene, non ho mai creduto alle smentite, ma sempre alle indiscrezioni. Berlusconi è come me: non è un uomo che coltiva il malanimo. Ma una grandissima insofferenza, questo sì. A un certo punto non mi sopportava più".
Per quale motivo?
"L'unica cosa che non accetta nella vita è uno che lo contraddica: io lo contraddicevo sempre, non mi poteva amare".
E Fini? Non lo contraddice mai?
"Fini lo contraddice nelle riunioni, poi uscito da palazzo Grazioli, negli atti politici, finisce sempre per dargli ragione".
Allora il vero figliol prodigo è lui.
"Se parliamo di sentimenti, quello che pensa Fini di Berlusconi è quello che penso io, quello che pensa Berlusconi di Fini è quello che pensa di me. Ma, arrivati al dunque, Fini si è sempre piegato, io no. Il caso Ciarrapico è emblematico".
Davvero non si è mai piegato?
"Poche volte. Ai giovani che incontro dico: ragazzi, in politica i compromessi esistono. Ne avrei fatto uno anch'io anche in queste elezioni, per non dividere i moderati italiani. Se Berlusconi non avesse fatto questo atto di prepotenza nei nostri confronti, probabilmente avrei fatto la campagna elettorale con lui. Ma sono contento che le cose siano andate così. Sarebbe stata una campagna fatta più per convenienza che per convinzione".
Lei ha detto che il centrodestra senza l'Udc è come una scampagnata sulla Luna. Ma forse in orbita ci finirà lei...
"È un rischio che mi lascia indifferente. Alla Camera il Pdl può vincere, al Senato è più difficile. Ma anche se dovesse vincere, non riuscirà a governare. Vivacchierà e dopo qualche mese le aspettative si trasformeranno in delusioni. Sono attrezzato a fare l'opposizione a Berlusconi, seria, serena, se farà provvedimenti giusti li voteremo. Ma certo non potremo votare la fiducia al suo governo".
Lei tuona contro il voto utile: ma la Dc lo ha chiesto in funzione anti-comunista per 50 anni...
"La Dc era una cosa molto diversa. E non credo che il partito repubblicano di Ugo La Malfa fosse un partito inutile. Se fosse stato più ascoltato si sarebbe evitata la degenerazione della prima Repubblica".
A proposito: Veltroni schiera sindacalisti e imprenditori, come si faceva ai tempi di piazza del Gesù. Il Pd è la nuova Dc?
"Il Pd è una gran confusione. Un tentativo di superare la legislatura di Prodi avviando una grande cosmesi della sinistra. Se dovesse governare le contraddizioni esploderebbero subito".
Ma come? Lei e Veltroni vi scambiavate biglietti in cui sognavate schieramenti senza Borghezio e Caruso, senza muro contro muro. E ora è tutta una cosmesi?
"È positivo che Veltroni abbia liberato la sinistra dall'ossessione anti-berlusconiana. Ma vedo una politica che affastella, senza disegno. In questo c'è un parallelismo totale tra Berlusconi e Veltroni: Veltroni candida radicali e cattolici, Berlusconi mette insieme Fini e Ciarrapico, Mussolini e Giovanardi. Guardi la Spagna: i grandi partiti aumentano i voti, ma sono figli di tradizioni radicate, si innovano, ma restano nelle loro radici. Qui da noi, invece, si vuole costruire un bipolarismo fondato sulla politica senza radici, quella costruita sul predellino dell'auto".
Qual è la soglia del successo dell'Udc?
"Il mio grado di successo è proporzionale al consenso che maturerà per i partiti maggiori. C'è uno schiacciamento senza precedenti dei media su Berlusconi e Veltroni. Sembra che ci sia un solo candidato in campo. È un gioco delle matrioske: Veltroni e Berlusconi sono uno dentro l'altro. Questo rende ancora più difficile la campagna del voto utile. Dopo che Berlusconi ha accreditato l'idea di poter fare il governo con Veltroni, come fa a proporsi come diga contro qualcosa?".
Lei crede alla grande coalizione?
"Credo che Berlusconi lavorerà per questo obiettivo. Se fosse una soluzione per i problemi degli italiani e non per i problemi loro, sarebbe positivo. Ma Berlusconi sa che il Pdl è troppo poco credibile e troppo spostato a destra per governare l'Italia. Dopo qualche mese avrebbe milioni di persone in piazza. Per questo vorrebbe fare il governo con Veltroni".
Chi potrebbe guidare il governo delle grandi intese? Il leader che arriva primo alle elezioni, come nel caso di Angela Merkel in Germania?
"Un'ipotesi che non esiste. In Italia la grande coalizione, per essere credibile, non può essere guidata da uno dei contendenti: né Berlusconi né Veltroni".
E allora chi? Il governatore Mario Draghi? Luca Cordero di Montezemolo?
"Non mi piace il gossip sui nomi, ma sono due persone che stimo molto".
Il 'Financial Times' ricorda che Casini è centrale in ogni trattativa. In caso di grande coalizione lei che farà?
"Non mi spaventa l'idea di fare l'opposizione. Sarebbe un'ipotesi suggestiva: una grande coalizione con un'opposizione di centro, moderata, seria".
Gli ex dc fuori dal governo. Una cosa mai vista.
"Sarebbe una cosa buona. E una scelta molto importante per il futuro del centro italiano. Vedere Fini e Veltroni insieme al governo ci darebbe enormi prospettive. Avremmo spazi larghi come praterie e il tempo per far maturare una prospettiva di governo alta e seria".
lunedì 17 marzo 2008
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Intervista sull'Espresso a Casini. Sembra che abbia capito tutto solo ora
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